mercoledì 25 novembre 2009

Parlano gli autori di “E’ vietato digiunare in spiaggia” Renato Sarti e Franco Però Danilo Dolci e il suo sciopero alla rovescia segnarono un’epoca

Ha destato ultimamente molto interesse in Italia la rappresentazione teatrale di Renato Sarti e Franco Però dal titolo “E’ vietato digiunare in spiaggia” su Danilo Dolci. La rappresentazione, messa in scena nelle scorse settimane a Partinico e che speriamo di poter rivedere anche a Palermo nei prossimi mesi, narra del famoso processo del 1956 intentato contro Danilo Dolci, dopo che questi aveva coinvolto, in un singolare “sciopero alla rovescia”, un centinaio tra contadini e manovali di Partinico e Trappeto nella sistemazione di una vecchia strada impraticabile. Una iniziativa che nacque per denunciare la miseria di quelle popolazioni e la colpevole assenza di lavoro. In quel processo, nel quale fu condannato, la sua difesa fu assunta, tra gli altri, da Pietro Calamandrei, uno dei padri più autorevoli della Costituzione. Nella sua arringa, che fu anche l’ultima, egli difendeva Dolci per affermare con forza i principi costituzionali in un paese che non era ancora in grado di, e tardava a, garantirli per tutti; il diritto al lavoro, ad una vita dignitosa per tutti, alla libertà di manifestare in forma civile il proprio dissenso. Nella rappresentazione il ruolo di Danilo Dolci è affidato a Paolo Triestino mentre il ruolo di Calamandrei è affidato, di volta in volta, a personaggi che si sono distinti nella difesa dei diritti civili, della pace, della solidarietà, sanciti dalla Costituzione. “Uno dei momenti più emozionati – dice Renato Sarti autore dei testi - è stata l’ultima rappresentazione a Milano, dov’è intervenuta nel ruolo di Calamandrei Norina Pesce, la moglie del comandante Pesce medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. Questa minuta donna, anche lei partigiana, più volte arrestata e torturata nel carcere di San Vittore, seppur balbettando per l’emozione, è stata capace di suscitare un forte sentimento di riconoscimento e condivisione dell’antifascismo che negò, invece, i diritti costituzionali che Dolci rivendicava”. A Partinico il ruolo di Calamandrei è stato affidato a Giuseppe Casarrubea, uno dei massimi storici della Sicilia contemporanea.
“Per fortuna – dice il regista della rappresentazione teatrale Franco Però - tutti, sia gli interpreti sia il pubblico, hanno capito che l’affidare il ruolo di Calamandrei a persone come Gianni Barbacetto, Gian Carlo Caselli, Nedo Fiano, Vincenzo Consolo e diversi altri, non serve per fare pubblicità al nostro lavoro ma è un’idea che è nata da una chiacchierata con Gherardo Colombo, il quale ci ha detto che, da pensionato, vuole mettere su un progetto per insegnare la Costituzione ai ragazzi”.
Dell’opera educativa molto vasta di Danilo Dolci resta il patrimonio di testimonianza che bisogna cercare di salvaguardare e divulgare. “Viviamo in un’epoca nella quale – continua Renato Sarti – il livello di amenità, quando non di falsità generate dalla tendenza al revisionismo storico, è talmente elevato che i nostri ragazzi, quelli del nord, del centro e del sud, hanno perso la memoria del nostro paese. In un recente sondaggio svolto nelle scuole di Milano è venuto fuori che il 60% degli studenti è convinto che la strage di Piazza Fontana sia stata opera nefasta delle Brigate Rosse e, inoltre, non sapevano nemmeno in che decennio collocarla”. Danilo Dolci è una figura molto particolare del nostro tempo. “Era in contatto con le maggiori personalità internazionali del suo tempo – dice ancora Franco Però – candidato più volte al Nobel per la pace, vincitore del Premio Lenin, eppure è quasi stato cancellato dalla memoria collettiva”. Pare che in Italia si possa anche questo ed è proprio dell’arte, spesso, ridare voce e conoscenza a chi lo merita com’è per Danilo Dolci.

Le mie scelte personali e il giornale di Cinisi

Ho aspettato il momento opportuno per dare una notizia che mi riguarda personalmente e penso che adesso sia arrivato. La notizia è che non guiderò più il Giornale di Cinisi perché ho accettato di occuparmi della comunicazione del Comune di Cinisi. E' una cosa già avvenuta all'interno del giornale con il mio predecessore, Faro D'Anna, attualmente addetto stampa del comune di Terrasini. Oggi come allora, il direttore responsabile, davanti alla prospettiva di svolgere un ruolo diverso, si è confrontato con la redazione e lasciato liberi tutti di decidere per il meglio del futuro del giornale. Il Giornale di Cinisi è stato sempre in grado di confrontarsi con quel che succede sul territorio ed è per questo motivo che è di tutti e di nessuno. Identificabile con una posizione di confronto con le amministrazioni di Cinisi e di Terrasini, a volte aspro a volte meno. Chi scrive nel Giornale di Cinisi non dimentica mai che prima di ogni cosa si è chiamati a fare informazione ed esprimere opinioni su queste che, naturalmente, possono essere diverse. Sotto la direzione di Faro, così come con la mia, diverse volte è capitato di essere in disaccordo con alcuni redattori ai quali abbiamo corretto quel che hanno scritto, forse male forse bene, ma mai censurato. Inoltre, i fatti non sono sempre uguali né fine a se stessi. Le situazioni cambiano, si evolvono, e chi si è dato al mestiere di scrivere, se lo vuol fare seriamente così come seriamente lo vogliono fare coloro che stanno dentro il giornale che resta sempre aperto a chiunque si voglia misurare con questo affascinante lavoro, lo sa. Io non ho nascosto nei miei articoli la necessarietà di un'analisi sull'amministrazione di Cinisi che, a mio avviso e questa è un'opinione e come tale certamente contestabile ma opponendo fatti, è, per molti aspetti, positiva.

La penna del direttore di allora, Faro D'Anna, all'indomani delle elezioni di Terrasini, espresse una preoccupazione che si rivelò profetica. In un suo editoriale si augurava che la nuova amministrazione Consiglio non commettesse l'errore di chiudersi dentro le stanze del potere e auspicava il coinvolgimento di energie fresche in grado di far decollare il paese. Ebbene, dopo due anni e mezzo, difficilmente si può affermare che quella di Terrasini sia una buona amministrazione che affronta e risolve i problemi del paese e nonostante alcuni assessori che si sono avvicendati nelle ormai troppe giunte siano stati volti nuovi della politica, non sono riusciti a lasciare alcunché, tanto che si può facilmente profetizzare che alle prossime elezioni, la retorica elettorale sarà tale e quale a quella di due anni e mezzo fa. Eppure Faro D'Anna svolge le sue mansioni all'interno di quella amministrazione. La stessa cosa vale per quel che mi riguarda perché, a qualcuno sfugge, forse perché non si applica abbastanza e risolve tutto con facili stereotipi, noi facciamo questo mestiere, ci occupiamo di informazione, siamo giornalisti iscritti all'ordine e, tra le altre cose, ci occupiamo anche di informazione istituzionale. Le nostre scelte, che restano nell'ambito della valutazione personale, non tolgono nulla al Giornale di Cinisi e alla sua funzione di organo d'informazione. Perché una cosa è l'informazione, un'altra l'opinione, che pure resta vincolata al mestiere di giornalista che non è un automa, un robot che registra quel che avviene e basta, e non è sua l'obiettività o lo stare al di sopra delle parti, tutt'altro. Anzi, è necessario averla e difenderla se si crede di essere nel giusto. Il problema sta nel riconoscere, se ce ne sono, errori di valutazione e rispettare quella degli altri ed è questo, è la mia opinione, il difetto di molti, sia a destra sia a sinistra. Un difetto che deriva dalla crisi della politica che, inesorabilmente, determina il deterioramento del confronto sulle cose secondo i canoni della massima filosofica hegeliana, data la tesi, c'è l'antitesi cui segue la sintesi alla quale, è questa la differenza, inevitabilmente si arriva in diversi modi o con gli strumenti del confronto democratico o con l'imposizione, ma ci si arriva e per ovvi motivi. Io ho una mia idea sull'amministrazione di Cinisi e sul suo sindaco e posso esprimerla perché non è nuova e perché l'ho già scritta. Io credo che, al di là del merito e delle capacità più o meno riconosciute del sindaco Salvatore Palazzolo, egli ha un'idea di paese, di città, e su quella si muove e compie le sue scelte. Palazzolo vuole far compiere a Cinisi una svolta culturale. Vuole che il paese che amministra diventi sempre di più moderno e che leghi il suo destino allo sviluppo correlato alla legalità. Per riuscirci deve fare politica, non solo a Cinisi ma fuori da suoi confini. Forse non ci riesce fin come ci si aspetterebbe o si vorrebbe. Su questo deve essere aperto il confronto con chi pensa il contrario, sapendo distinguere quando ci riesce a quando no. Naturalmente in questa sede non posso esprimere e non posso sviscerare tutti gli argomenti opponibili al confronto, per ragioni di spazio. Per quel che mi riguarda spero che la mia nomina, comunque temporanea, sia il frutto del riconoscimento delle mie capacità e non un "premio" per le mie idee. Del resto, ben più autorevoli esempi potrei citare per confermare che a mio avviso vale la prima ipotesi. Enrico Mentana, che ho già citato su queste pagine, molti anni fa lasciò il Tg1 per passare alla concorrenza e fondare un suo giornale completamente nuovo. Dopo aver svolto egregiamente il suo lavoro, lo stesso potente editore che lo volle allora gli ha posto di fronte un ordine che se avesse eseguito lo avrebbe svilito come uomo e come professionista, e ha lasciato la direzione di Matrix. Il tribunale amministrativo al quale Mentana si è rivolto, ha sancito che aveva ragione. Con la sua scelta ha salvaguardato la sua libertà e la sua dignità e, immagino, il suo no non dev'essere stato semplice. Non esiste, né potrà mai esistere, una norma che possa obbligare all'etica professionale, politica o di cittadinanza. O si ha o non si ha e il riconoscimento dell'una o dell'altra condizione è degli altri. Anche nel mio caso, il giudizio definitivo lo lascio alla stragrande maggioranza dei miei lettori e di chi mi conosce.

Novembre 2009