domenica 3 febbraio 2013

L'Occidente in Mali gioca pericolosamente a Mosca cieca


Premessa. Sei fossi Hollande, il Presidente Francese, manderei anch'io le truppe in Mali. Ma io non sono Hollande e per di più, per mia fortuna, sono un giornalista. Sicché, la politica deve, per sua natura come ci ha insegnato Machiavelli, inseguire i suoi scopi nella speranza che siano nobili con tutti i mezzi e, aggiungo, con tutti gli assoluti limiti di questo principio, l'informazione no. Del Mali non conosco nulla e mi sono documentato incuriosito dall'invisibilità del nemico contro il quale si stanno battendo i soldati francesi genericamente identificato come "gruppi terroristi islamici", ormai una comoda sigla.
Il 6 Aprile scorso, i ribelli Tuareg della regione dell'Azawad, insieme a gruppi legati al terrorismo islamico (quello vero) a caccia di ogni focolaio sfruttabile nell'area per operare destabilizzazioni geo-politiche, e a gruppi che controllano le vie dei trafficanti di qualunque tipo di merce illegale, hanno dichiarato l'indipendenza della regione nella quale sono presenti ingenti giacimenti petroliferi.
Il Mali, tra l'altro, ha una ricchissima storia. Un istituto americano ha calcolato che l'uomo più ricco del pianeta è stato, fino ad oggi, Mansa Musa, Sultano del regno nel XIV secolo.
La faccio breve, anche perché la dichiarazione di indipendenza del 2012 è solo l'epilogo di una lunga battaglia tra i Tuareg che rivendicano la loro autonomia e il governo del Mali. 
In tutta l'area la politica condotta dagli Stati occidentali, anche gli Stati Uniti di Obama, non è più sostenibile e quella che al momento è una guerricciola, tra qualche anno può sfociare in una ben più impegnativa impresa militare.
Si ripete lo stesso fenomeno afghano. I partigiani Tuareg hanno poche risorse per finanziare la loro causa e difendere la loro etnia dalla scomparsa e saldano i loro interessi, così come avvenne con i Mujiadhin sui monti afghani, con gli Jiadhisti che godono di ingenti risorse. 
La cura è spesso peggiore del male si dice. Sarebbe meglio che le disponibilità tecniche in possesso delle potenze occidentali venissero impiegate per dare udienza ai gruppi etnici locali, magari fastidiosi perché rivendicano autonomia su zone il cui controllo vuole essere esercitato senza influenze e rivendicazioni, ma che certo con il terrorismo islamico non solo non ha nulla da spartite, ma pagano sulla loro pelle e su quella delle genti coinvolte, il prezzo della shari'a.
Da aprile scorso, infatti, gli Jiadhisti, alleati finti della causa Tuareg, hanno distrutto alcuni importanti mausolei eretti a custodia dei resti degli antichi Marabutti, imposto la shariia e vietato ogni tipo di musica, negli anni utilizzata da gruppi Tuareg moderati, Tinariwen, per diffondere e pubblicizzare la loro causa, molto apprezzata anche in occidente. La loro musica ci piace molto ma le nostre orecchie sono sorde alle loro rivendicazioni. http://youtu.be/4-t6-XY7C7A

Nessun commento:

Posta un commento