Dieci voti a favore e sette e resta irrisolto il conflitto tra Sindaco e Consiglio comunale
Con 10 voti a favore e sette contrari si è chiuso a Terrasini il capitolo mozione di sfiducia. Assenti giustificati la consigliera Angela Viviano e Saverio Davì, a favore della mozione. Un poco meno giustificato Giuseppe Militello che, a causa dell’ora tarda, ha lasciato l’aula. L’unico momento di tensione c’è stato quando il consigliere Gianfranco Puccio ha puntato il dito contro il sindaco Consiglio. Puccio gli ricordava con virulenza gli 87 voti di scarto sul suo contendente Anselmo, grazie ai quali il dott. Consiglio ha conquistato la poltrona di primo cittadino. Voti ottenuti grazie all’appoggio pattuito con la coalizione Cammillleri. Il sindaco non ha gradito il richiamo e le pesanti parole usate da Puccio e si è alzato dalla sedia seguito dai suoi sostenitori. La sensazione di scoramento, per una politica che si scontra e si arena sul muro di un conflitto istituzionale che resta intatto e non risolto, è grande. Molte cose di una certa gravità sono state dette durante la seduta ma il pubblico è rimasto indifferente, come se fosse ormai assuefatto a tutto. Tutto si può fare e tutto può essere giustificato, come se questo non lo riguardasse. Smentire ciò che si è detto pochi giorni prima. Giocare su due tavoli e ammettere apertamente questa condotta usata per raccogliere il massimo risultato, con il minimo investimento. Sostenere che questo gioco ambiguo sia servito per arginare e tenere lontani i vecchi politici, sempre in agguato, mentre i nuovi hanno imparato bene la lezione e l’hanno eseguita alla perfezione. Un rimestare delle carte in tavola, per cui non si sa più dov’è la destra e dov’è la sinistra, cosa fa la mano destra e cosa la sinistra. È stato fatto notare da molti consiglieri che il paese è inchiodato al conflitto irrisolto tra Sindaco e Consiglio comunale e lo stesso primo cittadino se ne accorge se auspica, come sempre ha fatto in questi mesi, la collaborazione dei consiglieri. Una collaborazione che però è difficile si possa concretizzare, quando ci si accorge che si fa sul serio e le nomine assessoriali sono usate per scongiurare la mozione di sfiducia. Non per nulla gli otto consiglieri della minoranza del sindaco sono stati eletti in otto liste diverse. C’è un progetto che li accomuna? Loro lo rivendicano. E rivendicano con forza la loro ribellione a chi li vuole soggiogare politicamente. Ma sono argomenti deboli. Noi non sappiamo se questi tre consiglieri che prima hanno, almeno formalmente, condiviso il percorso che portava dritto alla sfiducia e poi hanno fatto dietro front avrebbero comunque tenuto la stessa posizione. Il dubbio è lecito, perché la stessa mattina della presentazione della mozione sono stati licenziati tre assessori che hanno lavorato bene per nominarne altri, purtroppo tutti strettamente legati agli interessi e alle cointeressenze, anche parentali, di chi fino all’altro ieri contestava con estrema virulenza il sindaco e oggi si scopre fulminato sulla via della gestione diretta del potere. Per far che? Il grande assente dal dibattito di ieri è stato proprio il progetto che dovrebbe tenere insieme l’accozzaglia, com’è stata definita. Più di tutto desta meraviglia l’atteggiamento del sindaco, al quale nessuno vuole negare le sue buone intenzioni, ma resta incontestabile il fatto che tra il coraggio di affrontare a viso aperto una strada lastricata da vecchi schematismi politici, ma che avrebbe sciolto il conflitto e avrebbe reso tutto più chiaro sceglie, invece, la via del compromesso riconfermando il problema e rendendo tutto nebuloso. Troppi i dubbi e le ombre. Cosa vuol dire la frase del documento sottoscritto dai tre consiglieri comunali e dal sindaco che dice, “eccellenze da premiare secondo il merito”. Forse fino ad oggi il sindaco non ha premiato le eccellenze? E come può essere se lui non perde occasione per dire che la sua è un’ottima amministrazione? Anche altri sindaci, com’è stato ricordato ieri sera, si sono sempre scontrati con le pretese e le arroganze dei singoli consiglieri comunali, ma i predecessori del dott. Consiglio si sono sempre mossi all’interno delle logiche di gruppi politici, di partiti e se i partiti, il Pdl, l’Mpa, l’Udc, in questa storia ci hanno messo la faccia non deve essere stato per caso. Sono stati gabbati dai singoli che però anche loro auspicano, nei loro interventi, la necessità di allargare la maggioranza perché sanno che è impossibile amministrare senza. Ma se dopo ieri sera i 12 resteranno tali, c’è da giurare che quella di ieri è stata solo una battaglia, vinta dal sindaco, della guerra, ancora tutta da disputare, contro il consiglio comunale. Se invece, come sta già accadendo, ricomincerà il gioco della rincorsa al consigliere, si aprirà il solito mercimonio di questi mesi e il sindaco ricadrà nella spirale dei ricatti e dei veti incrociati. In ambedue i casi la paralisi politica e amministrativa è assicurata.
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