lunedì 5 novembre 2012

Dolore, sofferenza, trauma e riscoperta della vita.

In almeno due recenti pellicole, Io e te di B. Bertolucci e Un sapore di ruggine e ossa di Jacques Audiard, il trauma e il dolore sono la via che porta alla conoscenza. È sempre stato cosi. Per conoscere la vittoria o la conquista dei propri ideali, è necessaria la sofferenza. Ma nella società odierna c'è la convinzione di dovere fuggire ed evitare la sofferenza. Ma la fuga finisce con il confinare l'esistenza degli individui in un isolamento che produce incomunicabilità e impedisce di vivere. Induce al nichilismo, specie tra i ragazzi. Il trauma è terapeutico per liberarsi dalla prostrazione e dall'isolamento che inibisce il sorriso. La fuga dal dolore, dal trauma e dalla sofferenza inchiodano ad un'esistenza senza confronto cancellando l'evoluzione. Perché devo soffrire? È la domanda che ci si pone, dal momento che le nostre condizioni, economiche e sociali me l'hanno consentito? Scopriamo adesso, con la crisi, che non solo dalla sofferenza e dal dolore si può sfuggire, ma li subiamo. Inevitabilmente possiamo solo scegliere tra il non soffrire, darci una vita piatta e subire la crisi e sperare, e semmai questo è il problema perché non possiamo sceglierlo, di trovarsi a vivere un trauma capace di spezzare la catena dell'isolamento e della prostrazione. Non è un ragionamento masochista ma una possibilità di reazione e di riscoperta della vita.

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