martedì 9 settembre 2014

Palermo Araba-Normanna .... E non solo


La candidatura a patrimonio dell'Umanità dell'Architettura Araba-Normanna promossa dalla Fondazione Unesco, ha contribuito ad alimentare un processo di rivalutazione culturale della città, già avviato con alcune iniziative dello scorso anno. L'affidamento della direzione artistica del Teatro Biondo a Roberto Alajmo, con Emma Dante, l'esistenza di alcune piccole gemme culturali accanto a quelle più conosciute, come il piccolo Teatro alla Guilla, solo per fare un esempio. Tale processo trova una conferma nella mostra di Palazzo Ziino sui Monumento candidati a far parte del patrimonio Unesco dell'Umanità,  finanziata dal Comune di Palermo, curata dall'Architetto Francesco Ferla.




Le immagini dei monumenti ritratti offrono una visuale del tutto nuova delle meraviglie che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi. I Mosaici bizantini, quel che hanno rappresentato nell'iconografia politica e religiosa del Regno di Sicilia, dopo mille anni riverberano ancora nel presente la grandezza da allora mai più raggiunta nell'isola.
Inoltre, la ripresa degli esterni in bianco e nero, lugubre, gotica, esaltando l'imponenza fisica di quelle costruzioni, quasi ammonisce l'osservatore palermitano che ci auguriamo possa così riflettere sul senso inverso che ha intrapreso, da almeno 60 anni a questa parte, rispetto alla grandezza degli anni ruggeriani.



Non a caso il Sindaco, Leoluca Orlando, che ha inaugurato la mostra, ha fatto cenno alla capacità di quelle costruzioni di amalgamare, in una unicità e singolarità che non ha pari in Europa, tre culture diverse e contrapposte, l'Ebraica, quella Cristiana, quella Musulmana. Chi le ha pensate e volute aveva capito che non sarebbero state le Crociate e le guerre, quindi le contrapposizioni violente, a portare la Sicilia e Panormus al centro gravitazionale dell'intero Mediterraneo. Nel nostro immaginario storico, nel passato sono esistiti luoghi magici, ormai impossibili per via della globalizzazione, e irraggiungibili ma reali, Venezia per esempio o Costantinopoli, nei quali si concentravano culture, usi e costumi diversi.
Panormus era uno di quei luoghi e noi viviamo inconsapevoli accanto alle vestigia di un regno che era riuscito nell'intento di diventare il polo, moderno per il suo tempo, culturale e politico del Mediterraneo.

Le immagini di Francesco Ferla rimandano e riflettono la grandezza dei Monumenti, nati dalla fusione di quello straordinario connubio tra culture e religioni e sono un atto politico, forse inconsapevole, certo rivoluzionario di un certo modo di fare cultura in questa città e i risultati non sono tardati ad arrivare, vista l'affluenza del pubblico variegato attratto dalla curiosità di vedere qualcosa di insolito per Palermo, non solo fotografie, non solo pittura. Le immagini della mostra, infatti, nascono dallo sguardo interpretato da un obiettivo fotografico ma sono poi il frutto finale di un'attenta rielaborazione grafica, tecnica che diventa arte. Da questo punto di vista potrebbero confondere ma solo perché, appunto da un certo punto di vista, siamo regrediti rispetto all'epoca in cui sono stati edificati i monumenti, estrema sintesi, così come le immagini che li ritraggono, della fuga da qualsiasi classificazione, tanto da essere denominati come esempio dell'architettura Araba-Normanna. È come se oggi dicessimo dell'Architettura Tedesco-Cairiota.

E non ce ne rendiamo ancora conto di tutto questo e non basteranno le nuove straordinarie immagini di Palazzo Ziino per vederci chiaro. Basta guardare al di la del proprio naso e leggere il tessuto urbano che circonda i monumenti. La città vuol certamente fare qualcosa rispetto alla loro valorizzazione. La candidatura Unesco ne è un esempio, la risistemazione dell'area attorno al Ponte dell'Ammiraglio, la mostra finanziata dall'Assessorato alla Cultura ancora un altro. Ma che dire della difficoltà di creare e far funzionare le zone pedonali in centro? Che dire della levata di scudi rispetto alla naturale necessità di togliere il parcheggio delle auto davanti Palazzo dei Normanni?
Che dire della futile indolenza nella quale siamo caduti.


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