domenica 8 marzo 2009

Carlo Lucarelli. "Se non si reagisce si è già morti di tante cose"

Carlo Lucarelli, più che giornalista, si dice scrittore. Dice di lui che è un divulgatore del lavoro che fanno i giornalisti, ottimi giornalisti, che raccolgono informazioni. “L’idea, la convinzione comune – dice Lucarelli intervistato in occasione di un recente incontro tenuto in un locale di Palermo – è che l’informazione non fa notizia. I media ci propinano ciò che fa notizia ma che non notizia non è”. Un campo minato quello dello stato dell’informazione in Italia. Per l’uomo di “Blu notte” il programma che l’ha reso famoso, i lettori non giudicano ciò che leggono e vedono ma dove lo leggono e dove vedono, su quali giornali, su quali televisioni. “Mi piacerebbe sentir parlare della crisi e della parte criminale del lavoro, della cronaca nera e della riflessione sulla cronaca nera”. Non tutto è perduto. Di fronte alla perdita di orizzonte, parte dell’opinione pubblica ha sete di informazione ed è informata molto più di quel che crediamo. “La mafia, l’economia criminale, non sono più fenomeni circoscritti a singole regioni d’Italia. Sono fenomeni dilaganti che si trovano ovunque – afferma l’uomo in blu – per questo motivo ogni anno a Casalecchio parliamo di fenomeni criminali, di etica, di bellezza, di legalità, tutte cose che potrebbero sembrare lontanissime da quel posto e invece sono molto vicine e sentite da molte persone che vengono a seguire quegli eventi, le discussioni e gli approfondimenti sui temi trattati. Segno che esiste il bisogno d’informazione”. Un messaggio di ottimismo, seppur condito dalle cattive notizie, dalla cronaca nera, dalle commistioni mafia-politica, dall'illegalità diffusa. Un ottimismo, o meglio un messaggio di speranza che per Carlo Lucarelli arriva dai giovani. “C’è la consapevolezza che non si può più aspettare – ci dice Carlo – non c’è più tempo e ciò che ieri si poteva rimandare a domani oggi non si può più e poi la speranza di un riscatto civile c’è perché senza speranza si è già morti. Morti di tante cose, di mancanza di lavoro, di assenza di etica, di legalità”. Si riparte dai ragazzi, dalla loro riscossa civile ed è “bello pensare – conclude Lucarelli con la sua voce suadente che non lascia spazio alle ambiguità, che questa partenza dei giovani si porti dietro anche quella dei vecchi che si agganciano a questo carro che si muove”.








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