venerdì 21 novembre 2014

Dalle rinnovabili alle trivelle. Il doppio salto mortale della Sicilia sulle fonti energetiche.


È una vera e propria sberla quella che è arrivata dalle rivelazioni de la Repubblica, sull'accordo firmato dal Governo Crocetta e le multinazionali del petrolio. Il Governatore ha concesso le autorizzazioni alle trivellazioni nel Canale di Sicilia, accompagnate dalla garanzia che le royalty restino invariate, a prescindere dalle decisioni del Parlamento Regionale. In cambio, i magnati del petrolio hanno garantito il mantenimento degli attuali livelli occupazionali negli impianti di Gela, Milazzo e Priolo. Grazie alla botta, scopriamo che l'Italia è considerato il terzo paese produttore di idrocarburi in Europa, dopo Norvegia e Regno Unito, che la Lucania è diventata una specie di Texas, che in pieno Adriatico rischiamo di avere piattaforme italiane, con cui fare a gara con quelle Croate a chi estrae di più dallo stesso giacimento e che il Canale di Sicilia galleggia su un mare di altrettanto petrolio. Poi scopriamo che, tra gli altri, Romano Prodi a maggio scorso, sul quotidiano il Messaggero, perorava l'incentivazione delle trivellazioni, che tale incentivazione porterebbe l'Italia, entro il 2020, ai livelli di produzione del 1990, che l'investimento per i prossimi sei anni sarebbe di 15 miliardi di euro, per 25.000 posti di lavoro, per un risparmio di 5 miliardi sulla bolletta energetica e 2,5 miliardi di gettito fiscale. Una vera manna che il Governo nazionale non si è lasciato sfuggire. Infatti, scopriamo che il decreto sblocca Italia, all'art. 38, avoca al Governo nazionale i permessi per la prospezione, ricerca e coltivazione dei nuovi campi di petrolio e gas. Tutto bene, quindi. Non proprio. In questi anni, i giganti del petrolio hanno trovato un grosso ostacolo nei Governi regionali locali, i quali avevano il potere di rilasciare le concessioni ma nessun maggior agio sulle royalty. Situazione ancora più stringente per la nostra Regione, che ha riconosciuta la legislazione esclusiva su Industria e produzione Industriale. Ma il problema è stato bypassato allo stesso modo degli altri. Infatti, il rapporto si è invertito e in cambio dei permessi, alle Regioni sono stati garantiti maggiori diritti sulle royalty e sono venuti meno tutte le belle parole sul vero oro della nostra penisola, quello del turismo e della salvaguardia ambientale. Il caso della Basilicata è emblematico, tra il 2008 e il 2012 Eni e Shell hanno pagato alla regione quasi 500 milioni in royalties.





 E in Sicilia? Il 14 Novembre è saltata fuori la notizia della sottoscrizione dell'accordo e da allora si sono fatti sentire Greenpeace, Ficarra e Picone, il Sindaco di Pantelleria e il WWF, i quali hanno sollevato il loro allarme al Governatore Crocetta. A fronte di questo, il tema delle royalty è stato riveduto. Secondo il Governatore, da oggi fino al 2020, dalle attività estrattive la Regione incasserà tra i 350 e i 500 milioni€. Secondo Greenpeace, invece, le stime sono ben più basse. Nel 2012, dalla attuale attività estrattiva, la Regione e i Comuni, complessivamente, hanno incassato 29 milioni€. Da oggi al 2020 fanno appena 180 milioni€. Per arrivare ai numeri indicati da Crocetta, bisognerebbe potenziale le estrazioni di 10/17 volte quelle attuali. Intanto, il Canale di Sicilia continua ad essere fonte di contese. Ieri per il confine delle acque territoriali entro le quali erano, e sono, obbligate a gettare le reti le nostre marinerie. Per questo la richiesta in sede di politica comunitaria, era quella di estendere le zone di protezione ecologica. Nel 2013, due pescherecci di Licata e Scoglitti furono obbligati dai maltesi a fare rotta nel porto di Cospicua ma gli interessi in conflitto non sono più quelli legati alla pesca ma al petrolio. Infatti, con un ultimo Decreto di Aprile 2013, il Governo Monti decise di rivendicare quei fondali a scopo di estrazione petrolifera, ben oltre il limite delle acque territoriali e in una zona contesa tra Malta e la Libia. In sintesi, fino a ieri in Sicilia l'attenzione era rivolta al Turismo e alle fonti energetiche rinnovabili, con il corollario di inchieste e scandali sui parchi eolici e solare termico. Oggi, invece, l'attenzione si è spostata sulle trivelle. Sarà l'effetto del progresso e dello sviluppo.



Fonti: La Sicilia; La Stampa; Greenpeace; Repubblica Palermo.

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