domenica 9 novembre 2014
L'incanto della luce. La cupezza del buio
Palermo è una città meravigliosa. Ne parlavo con un mio amico Lucano il quale, come molti, se n'è già innamorato. Tra le cose che ha osservato, nei giorni della sua permanenza, c'è stata la percezione della capacità dei palermitani, di far pensare che qualunque cosa stanno facendo sembra sia essere la più difficile, complicata e complessa sulla faccia della terra. E naturalmente gli riesce sempre benissimo e sono i più bravi nel farla. Che ne so, se guardi la commessa di un negozio qualunque, con tutto il rispetto per tutte le commesse, sembra che stia facendo chissà quale lavoro di importanza spaziale. Ed effettivamente lo è a pensarci bene. Sopratutto se quel lavoro, qualunque lavoro, non è improvvisato. Ma a volte a Palermo le cose vanno diversamente. Ho spiegato al mio amico che qualche anno fa circolava un post carino dal titolo: Sei di Palermo se, p.e. hai pensato almeno una volta di aprire un pane e panelle a Milano. I palermitani sono convinti di fare chissà quali affari con il minimo sforzo. Tuttavia, non ho ancora visto alcun panellaro aprire una panelleria a Milano. Il resto dei palermitani, invece, lo ha pensato anche se non hanno mai fatto una panella. Succede, quindi, che questo atteggiamento lo tengano anche coloro i quali, improvvisamente, si reinventano p.e. impresari di eventi artistici e musicali e che diventano, da un giorno all'altro, esperti nell'organizzazione di concerti jazz. Nonostante fior di professionisti, per anni, hanno educato Palermo al Jazz ecco che dal nulla dietro una quinta, anzi una quintina, si esibiscono fior di jazzisti del calibro di Franco Cerri, Enrico Rava ecc. Perché in questi casi, le cose si fanno in grande. Nessun vero palermitano comprerebbe mai una panella fatta a Milano, perché puzza di fregatura. A Palermo, invece, sa che le panelle può comperarle a pochi euro e fatte bene ed è perché sembra una cosa facile da fare che tutti pensano di poterle vendere a tonnellate anche a Milano. Ma il jazz? Siccome pare essere la nuova frontiera del business, ci si inventa espertissimi di musica jazz, a dispetto della sua intrinseca natura. Una musica manifesto di rivolta, di libertà, di rivendicazione di giustizia di un intero popolo che a Palermo, adesso, assume una connotazione profondamente diversa anzi, profondamente contraria senza che nessuno dica nulla, tutti asseverati ad una indolenza per la quale si critica tutto, per sopportare poi qualunque approssimativa pratica. Così, quando un locale è di tendenza solo perché ad animarlo c'è un signore che arriva direttamente dalle aule parlamentari (e non è una nota di credito), anche se è uno scantinato ristrutturato per l'occorrenza e si sta stretti, ecco che come per magia tutti zitti in fila per due, a far finta che la panella sia fatta d'oro ed è semplice farina di ceci. Perché i palermitani sono così, snob inside che fanno finta di non sapere che a Milano una panelleria fallirebbe in men che non si dica, a meno che non sia qualcuno che le panelle le sappia fare davvero.
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