lunedì 8 dicembre 2014

Opportunità e prospettive per dire no al petrolio anche in Sicilia

Trivelle e petrolio? No grazie. Lo hanno già detto la Lombardia la Campania il Molise, le Marche, l'Abruzzo. I consigli regionali e i Governatori delle regioni hanno già scelto di ricorrere alla Corte Costituzionale contro l'art. 38 del ddl del governo di Roma detto Sblocca Italia. La norma espropria le prerogative regionali dettate dall'art. 117 della Costituzione, che assegna alle Regioni la potestà legislativa su produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia.

In Sicilia è spaccatura tra i no e i si. Dicono no Greenpeace, WWF e Legambiente insieme a LIPU Birdlife Italia, Italia Nostra, Touring Club Italia, Legacoop Pesca Sicilia, ANCI Sicilia e i comuni di Licata, Ragusa, Scicli, Palma di Montechiaro e Santa Croce Camerina. Insieme hanno inoltrato ricorso al TAR del Lazio contro il decreto 149/14, emanato dal Ministro dell’Ambiente, che sancisce la compatibilità ambientale del progetto “Off-shore Ibleo” di ENI e che prevede otto pozzi, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa tra Gela e Licata. Le richieste per il rilascio della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) del Ministero nell'area del Canale di Sicilia sono almeno 14. I Comuni di Salina e San Vito lo Capo hanno invece deliberato la richiesta formale al Presidente Crocetta, di procedere all'impugnazione dell'articolo 38 del Ddl sblocca italia.


Dicono no un pezzettino del Pd, solo l'On. Ferrandelli, e il M5S che in Commissione Territorio Ambiente dell'Assemblea Regionale hanno detto si per far arrivare in aula la richiesta di voto per il referendum abrogativo contro l'art. 38 del Ddl Sblocca Italia. Ha detto no il Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa, il quale afferma che le preoccupazioni sono rivolte già alla fase di ricerca degli idrocarburi. Infatti, la tecnica consiste nello sparare a 140 atmosfere aria e acqua calda in profondità. Praticamente una bomba che ha effetti nefasti per le biodiversità che popolano il mare del Canale di Sicilia, tra le altre la balenottera comune, il tonno rosso, il gambero.
Dicono di no da anni Enzo Maiorca e la figlia Patrizia, contro il progetto di prospezione e ricerca di idrocarburi da parte della compagnia petrolifera Schlumberger Italiana S.p.A, al largo di Pantelleria, Malta e capo Passero. Hanno detto no già dallo scorso anno i sindaci di Pantelleria e Lampedusa, che vogliono istituire l'area protetta per il loro mare al posto delle trivelle.

Chi dice si di fronte al miraggio dell'oro nero pensa di far soldi facili. Dice si il Governatore Crocetta, occupazione e royalty, ma numeri e proiezioni lo smentiscono. Dice si il Presidente dell'Ars Ardizzone, che ha chiamato a raccolta i deputati nazionali eletti in Sicilia per esortarli a difendere le prerogative statutarie. Vada per l'estrazione petrolifera a patto che le risorse restino qui. Argomento debole. Sono 60 anni che la Sicilia rivendica allo Stato l'applicazione dell'art. 38 dello Statuto siciliano, senza successo. Ha detto si Maurizio Landini della FIOM, secondo il quale con le moderne tecnologie si può estrarre petrolio in sicurezza ma è del 4 giugno 2013 questa notizia: Gela, fuoriuscita di petrolio dall’Eni. Aperta inchiesta per disastro colposo. Quest'altra è del 6 dicembre 2014: Un terremoto di magnitudo 3 è avvenuto alle ore 06:14:43 di questa mattina nel Mar di Sicilia.

Ha detto ni, un colpo al cerchio, uno alla botte, il Coordinatore regionale di Ncd, On. Francesco Cascio, secondo il quale: "La questione va affrontata avviando un ragionamento serio che affranchi il confronto politico dalle guerre ideologiche e entri nel merito della questione per rinvenire una soluzione che concili le diverse esigenze in campo".
Non c'è nessuna guerra ideologica. Solo ragioni di opportunità e prospettive inducono a dire No al petrolio.

Immagini: Francesco Ferla

Fonti
www.loraquotidiano.it 3 dicembre 2014
www.palermo.repubblica.it 13 novembre 2014
www.ilfattoquotidiano.it 4 giugno 2013
www.greenpeace.it

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