venerdì 19 dicembre 2014

Protesta continua contro il petrolio. Tra le azioni anche il referendum consultivo.


Al sit-in davanti Palazzo D'Orleans a Palermo contro le trivelle nel Canale, non c'era la maggioranza silenziosa dei siciliani ma tutte le Associazioni Ambientaliste, l'Anci, un esponente del Pd, alcuni del M5S. Erano in compagnia di un nutrito drappello di Sindaci delle zone interessate e di giornalisti, con l'incarico di dar voce a chi dice no alla volontà della politica nazionale cui quella regionale sembra lasciarsi piegare.

FAI, Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club Italiano, WWF, l'Anci Sicilia con Leoluca Orlando, l'On.Ferrandelli, l'On. Cancelleri, l'On. Trizzino, alcuni Sindaci che hanno simbolicamente riconsegnato le Vele blu, si sono rivolti al Governatore Crocetta, affinché guidi la Sicilia sulla via del ricorso alla Corte Costituzionale contro il cosiddetto Decreto Sblocca Italia del Governo nazionale, indicata dalle regioni Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto. Finora si sono raccolti solo i balbettii del Presidente dell'Assemblea Regionale Ardizzone e il silenzio, assordante questa volta, del resto della compagine parlamentare all'Ars di maggioranza e opposizione. Ma perché è ormai partita la mobilitazione per arginare la Marea
Nera nel Canale?

I motivi di tutela ambientale sono noti, l'inversione di tendenza e la contraddizione rispetto allo sfruttamento delle risorse naturali, turistiche, ambientali piuttosto che di quelle petrolifere anche. Incombe il ricordo della catastrofe ambientale del golfo del Messico, le preoccupazioni relative all'instabilità geologica del Canale, nel quale insistono diverse formazioni vulcaniche. Ma, oltre a tutto questo, l'eterogeneità del fronte (nazionale) anti trivelle è determinato dallo scippo legislativo operato dal Governo di Roma nei confronti delle regioni. "Attualmente - dice l'On. Cancelleri - la Sicilia ha concesso quattro autorizzazioni nel Canale e due a terra. Ma il vero problema è che, da oggi, sarà solo il Ministero a decidere le sorti dei territori, senza alcuna salvaguardia ambientale e a prescindere dalla volontà delle regioni e delle politiche che queste vorranno attuare". E c'è un'altra domanda da fare. Perché questa improvvisa e rinnovata corsa al petrolio? "In Italia - continua Cancelleri - c'è la più bassa tassazione del mondo. Una vera pacchia per i petrolieri. La percentuale sulle royalty in Sicilia era del 10%. Adesso, con un emendamento M5S, è del 20%. Ma è ancora poco. In Svezia la tassazione sul fatturato è decisamente più alta e le risorse ottenute sono canalizzate alla valorizzazione e tutela ambientale. In Italia, invece, rischiamo solo la svendita del nostro patrimonio naturale ai petrolieri".

Resta da capire cosa pensa la maggioranza silenziosa, specie in tempi di crisi. Potremmo saperlo presto. Oltre al ricorso alla Corte Costituzionale che prima o poi verrà formalizzato da qualche Regione, in pole c'è l'Abruzzo, l'altra strada da percorrere è la referendaria. Un referendum abrogativo dell'art. 38 del Ddl Sblocca Italia potrebbe essere chiesto da 5 Regioni. Ma in Sicilia è all'ordine del giorno anche una legge voto del M5S, per chiedere il referendum consultivo. Per far decidere ai siciliani le sorti della Sicilia bastano, si fa per dire, 46 voti in Assemblea Regionale e sapremo cosa pensa la maggioranza silenziosa.


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